I concetti chiave della coordinazione genitoriale

Quella che segue è l’illustrazione dei concetti chiave del metodo integrato di coordinazione genitoriale, adattato per l’Italia a partire dal lavoro di Debra Carter.

La coordinazione genitoriale è un sistema di risoluzione alternativa delle controversie, non riservato, centrato sul minore. È rivolta a genitori la cui perdurante elevata conflittualità costituisce un rischio evolutivo per i figli. Essa prevede che un terzo imparziale, professionista adeguatamente formato, aiuti i genitori altamente conflittuali a mettere in pratica la bi-genitorialità attraverso l’implementazione e il mantenimento delle decisioni già assunte dall’Autorità Giudiziaria e di quelle che saranno prese all’interno del processo di Co.Ge. sulla base del riconoscimento dei bisogni dei figli. Il Coordinatore Genitoriale, previo consenso dei genitori, potrà suggerire soluzioni, fornire raccomandazioni e, nei limiti del mandato ricevuto, assumere decisioni nell’interesse dei figli. (definizione, questa, dell’AI.CO.GE., Associazione Italiana Coordinatori Genitoriali)

La coordinazione genitoriale è un metodo attivato fuori dal processo, essendo una modalità di risoluzione alternativa delle dispute, ovvero il professionista non è soggetto processuale. Può altresì essere attivato entro il procedimento giudiziario sulla base della scelta dei genitori, coadiuvati dai propri avvocati. La scelta sia del metodo sia del professionista è un elemento centrale per l’efficacia dell’intervento.

La coordinazione genitoriale non è mediazione famigliare. Si differenzia sia come funzione sia come stile comunicativo e per l’assenza della riservatezza. La funzione di imparzialità del coordinatore genitoriale si differenzia, infatti, dalla neutralità del mediatore. Il mediatore famigliare non porta il proprio punto di vista nel processo di mediazione né fornisce suggerimenti, mentre il coordinatore genitoriale espone anche il proprio punto di vista professionale laddove i genitori fatichino ad uscire dalle loro posizioni rigide rispetto ai temi trattati e fornisce suggerimenti in base alle proprie conoscenze teoriche, scientifiche ed esperienziali. Il Co.Ge. arriva anche ad assumere decisioni in situazioni di empasse.

La logica della coordinazione genitoriale è di forte responsabilizzazione dei genitori, non di autoritarismo. Il coordinatore genitoriale interviene, infatti, con le proprie proposte solo quando è evidente che i genitori non sono in grado di prendere una decisione sufficientemente condivisa sul tema specifico che si sta trattando. Solo dopo aver tentato la negoziazione si esprime rispetto alla scelta più appropriata tenendo conto di quanto esposto dai genitori e dei bisogni reali del figlio, non quello che hanno in mente i genitori.

Posto il cardine dell’imparzialità e della responsabilizzazione dei genitori, I concetti chiave della coordinazione genitoriale sono:

  • non è un procedimento riservato. Il coordinatore genitoriale chiede di essere sollevato dalla riservatezza in merito all’andamento della coordinazione genitoriale preparando una nota informativa, basata su dati di fatto oggettivi, che consegna a genitori e avvocati;
  • lo stile comunicativo è direttivo, non autoritario. Il coordinatore genitoriale non decide per i genitori, non si sostituisce a loro. Accompagna i genitori ad apprendere un modo di assumere decisioni nonostante il conflitto. Lo fa con tecniche di gestione dei conflitti, con modalità comunicative e con procedure specifiche per l’alto conflitto estremamente contenitive. La pratica ha evidenziato che sono residuali i casi in cui i genitori non riescono, guidati dal coordinatore, a prendere decisioni in proprio;
  • il ruolo degli avvocati in questo metodo è centrale. Gli avvocati sono garanti dell’impegno dei loro clienti, sono costantemente informati dell’andamento del percorso e integrandosi con il coordinatore genitoriale attivano confronti fattivi per superare empasse su tematiche specifiche;
  • la personalizzazione del percorso e degli interventi di supporto a fronte dell’analisi specifica del conflitto esistente che riguarda quei due genitori e i loro bambini. Il metodo infatti implica, prima di iniziare a lavorare con i genitori, di analizzare in maniera approfondita la documentazione giudiziaria così come la comunicazione tra i due genitori e verificare se e come i bambini sono coinvolti direttamente ed indirettamente nel conflitto.

È lecito domandarsi quali siano gli obiettivi del metodo che si occupa della messa in atto della decisioni. Sappiamo che spesso la difficoltà è l’attuazione delle decisioni. Queste ultime sono la condizione necessaria perché il metodo si possa attivare, non il suo obiettivo. La coordinazione genitoriale si attiva infatti con decisioni strutturali definite anche se provvisorie – regime di affidamento, tempi di permanenza – e il professionista le fa rispettare definendo con i genitori modalità di attuazione e di verifica. Altrettanto si occupa di tutte le questioni relative alla vita dei bambini e all’organizzazione dei genitori rispetto ai figli. Accompagna ad assumere decisioni, concorda modalità di attuazione e di verifica della loro messa in atto.

Un altro obiettivo è quello di contrastare concretamente il più possibile l’esposizione diretta dei bambini al conflitto in situazioni in cui la conflittualità è caratterizzata da criteri di persistenza e pervasività, togliendo spesso la speranza che ‘le cose possano cambiare’. Ulteriore obiettivo oltre ai due citati è quello di far apprendere, tramite la costante messa in atto, un metodo di assunzione di decisioni nonostante il conflitto.